“Sulla situazione in Afghanistan: gli studenti ascoltano Farhad Bitani”

Incontro Con Lo Scrittore Farhad Bitani

di Giada Vergottini, 2^T Liceo Artistico

Venerdì 12 Novembre 2021, alle ore 21:00, alcuni studenti della classe 2^T si è recata a Seregno per assistere all’incontro con Farhad Bitani, lo scrittore afghano del libro “L’ultimo lenzuolo bianco”. Durante le ore di Educazione civica, infatti, la lettura di questo libro ci ha permesso di conoscere, da un testimone diretto, la drammatica situazione dell’Afghanistan, dove i diritti della popolazione sono stati e sono tuttora calpestati in modo brutale.

Farhad Bitani è un ex generale afghano, cresciuto a Kabul in un contesto fondamentalista. Suo padre era un generale dell’esercito e faceva parte dei mujaheddin, quei guerrieri islamici che prima avevano cacciato i Russi dall'Afghanistan e poi avevano innescato una violenta guerra civile in Afghanistan con i talebani, tutti macchiandosi di crimini orribili. Farhad, indottrinato con idee di guerra e di violenza, durante un viaggio in Italia, si accorge che la sua mentalità e la sua anima potevano cambiare: fonda il Global Afghan Forum, con cui cerca di promuovere la pace e il dialogo interreligioso.

Nella prima parte dell’incontro, anche tenendo conto delle domande che noi studenti gli avevamo fatto avere ispirati dalla lettura del libro, Farhad si è soffermato sulla situazione politica attuale dell'Afghanistan spiegando le relazioni tra i Talebani, i Mujaheddin, Al Qaida. In particolare ci ha spiegato come il pensiero fondamentalista dei talebani sia nato in Pakistan, e abbia alimentato le ingiustizie subite dagli innocenti. Farhad ci ha spiegato che in Afghanistan, oltre ai talebani, ci sono 24 gruppi criminali armati, di cui i giornali parlano poco: i più pericolosi commettono atti violenti che non potremmo mai immaginare, violenze fisiche e psicologiche che portano alla disperazione e al pianto continuo. Bitani ha raccontato di aver assistito da ragazzo a pratiche brutali come il “ballo del morto” (cadaveri riempiti di olio bollente e lasciati contorcersi per strada), al taglio del seno delle donne ritenute colpevoli di atti proibiti, e altre terribili violenze.

Questi individui (Mujaheddin, Talebani,) si sono nascosti anche dietro la Democrazia -  una finta Democrazia - per non farsi riconoscere da altri Paesi e per non farsi etichettare come persone che cercano di portare violenza nelle case, nei cuori e nel paese di persone innocenti. Per questo, anche negli anni della presenza degli statunitensi, gli altri Stati non si sono preoccupati della situazione reale che c’è in Afghanistan, lasciando il Paese chiuso con il 95% della popolazione in condizioni molto critiche.

Bitani ha anche descritto alcuni aspetti del fenomeno del terrorismo. Mi ha colpito maggiormente la descrizione di quelle che lui ha chiamato le “bombe atomiche”, ossia alcune persone, soprattutto ragazzi, che si fanno saltare in aria con dei giubbotti esplosivi attaccati al corpo, per il solo scopo di andare in Jeanneth, in paradiso. In questo modo, questi ragazzi cercano di dare un significato alla loro insignificante vita. Le persone vogliono uccidere più infedeli possibili per compiere un atto utile che garantirà al soggetto la vita eterna. Farhad ha spiegato che le persone compiono questo gesto principalmente per tre motivi: alcuni volontari si offrono personalmente; altre persone sono obbligate (con forza, minacce e possibili ripercussioni sulla loro famiglia, amici o persone che amano); infine persone che sono state obbligate in un modo diverso, ovvero assumendo stupefacenti e perdendo il controllo delle proprie azioni e della loro mente.

È difficile accettare il fatto che le persone si offrano per morire, solo per una diceria imposta nella mente della popolazione.

Bitani ha raccontato la sua storia personale, fin dall’infanzia, e descritto la situazione del suo paese natale in cui il potere è stato di volta in volta concentrato nelle mani di gruppi criminali molto potenti e aggressivi, come i Talebani e i Mujaheddin: costoro hanno trasformato il Paese imponendo l’indottrinamento forzato e seminando fame e miseria. Ha portato la nostra attenzione sui molteplici drammi difficili, pesanti e faticosi che sono accaduti e accadono con frequenza.

“Il punto bianco nel cuore”

Farhad ha ripetuto più volte una frase che mi ha molto colpito: “La vita e gli esseri umani possono cambiare grazie a dei piccoli e semplici gesti”. Secondo me quanto detto da lui è molto importante, soprattutto per capire il cambiamento avvenuto nella sua vita.

Lui è riuscito ad accettare le altre religioni, come il cristianesimo che gli ha permesso di capire il vero significato dell’Islam. Questo è avvenuto durante il periodo di studio che poté svolgere in Italia. Un episodio che ha cambiato il suo modo di vedere le persone “diverse” da lui è stato quando la madre di un suo amico, che lo stava ospitando a casa sua per pranzare insieme, fece dei gesti per rispettare la sua religione:  non mise il vino in tavola e non cucinò carne di maiale in segno di rispetto per le altre tradizioni e religioni. In quell’occasione Farhad si era ammalato e la madre del suo amico, che lui continuava a considerare un’infedele, si prese cura di lui con grande premura, ricordandogli l’affetto di sua madre.  “Il punto bianco nel suo cuore”, all’interno del suo essere, si stava ingrandendo sempre di più, fino a far risplendere la sua anima. 

Grazie a queste persone lui riuscì anche a trovare la vera identità nascosta da tanto tempo sotto pensieri, dubbi e restrizioni.

Lui iniziò a ricredersi su quanto gli era stato insegnato: quelli che a lui erano stati dipinti come pericolosi infedeli, erano persone come lui. Farahd ci ha detto più volte che il male del suo paese derive da una scorretta educazione che provoca una vera e propria emergenza religiosa.

Grazie all’incontro con il diverso, accettato e non più responto, non ha più avuto un vuoto nel suo cuore, prima sfruttato dal “finto” Islam, imposto dai Talebani. Infatti, quando da potè finalmente leggere il Corano tradotto nella sua lingua capì che l’educazione che aveva ricevuto dai fondamentalisti era sbagliata: i fondamentalisti infatti gli avevano sempre imposto di imparare a memoria il Corano in una lingua che lui non conosceva (l’arabo) e gli avevano quindi insegnato un messaggio da loro distorto. Tutto ciò che aveva imparato era violenza, ma dalla lettura personale del Corano scoprì che quello dei fondamentalisti non è il vero islam: nel Corano, per esempio, si parla del Paradiso che sta sotto i piedi della donna e, invece, in Afghanistan, il Mullah ha sempre sostenuto che le donne non valessero nulla e che bisognava sottometterle. Nel testo sacro si cita l’aiuto reciproco, ogni uomo deve aiutare un altro uomo, ma i professori e i Talebani, ignorando questa regola, impongono il dovere di uccidere un infedele o una persona che compie crimini.

Un’altra parte del discorso molto importante si è basato sulla povertà, che porta ad esprimere la sincera fraternità. Le persone più povere sono quelle che capiscono cosa vuol dire il vero significato del combattere per ottenere qualcosa e per sopravvivere e per avere dei diritti. Sono le uniche che  regalano anche i loro ultimi oggetti, le loro ultime forze, le loro ultime emozioni per aiutare altre persone più povere i loro, sono le persone che soffrono di più. Tutti siamo fratelli e tutti ci dovremmo aiutare, soprattutto le persone più ricche e che hanno più risorse dovrebbero aiutare spesso le persone con difficoltà. Tutte le persone devono sostenersi nella lotta per garantire la libertà, la giustizia, la pace e la corretta educazione. TUTTE LE BUONE AZIONI PARTONO DAL NOSTRO CUORE, DALLA NOSTRA COSCIENZA. Bisogna sconfiggere il fondamentalismo per riuscire a smettere di far fare le battaglie cruente tra abitanti, amici, vicini di casa e parenti e bisogna smettere di uccidere persone, per qualsiasi motivi.

Questo incontro è stato molto produttivo perché abbiamo potuto apprendere molte nozioni di una vita che apparentemente sembra molto lontana dalla nostra ed è molto diversa dalle nostre abitudini quotidiane.